Ospedali di insegnamento e centri sperimentali di biotecnologie

Il Giornale di Niguarda

anno IV, n. 3, 2009

Il campo della chirurgia e più in generale delle procedure interventistiche negli ultimi anni è andato incontro ad una enorme rivoluzione tecnologica e culturale.
Gli indubbi vantaggi per i pazienti si sono accompagnati di contro ad un progressivo aumento della complessità nella esecuzione tecnica del gesto operatorio, richiedendo ai vari specialisti del settore l’apprendimento di nuove capacità tecniche.
Basti pensare infatti all’introduzione della chirurgia robot assistita, sicuramente la tecnologia di frontiera più affascinante nell’ambito delle moderne tecniche chirurgiche, che rappresenta una completa rivoluzione non solo per il chirurgo ma per l’intera organizzazione della sala operatoria: infatti l’operatore per la prima volta non più a contatto diretto con il paziente, ma nella situazione di operare attraverso l’intermediazione di una interfaccia digitale – a distanza di metri o anche in condizioni – seppur sperimentali – di chilometri dal paziente.
Questi risultati, inimmaginabili sino a pochi anni fa, si ottengono solo grazie alla collaborazione tra chirurghi, anestesisti , infermieri di sala operatoria, ingegneri clinici ed all’indubbio ruolo fondamentale della direzione ed amministrazione di una moderna struttura sanitaria, la quale deve opportunamente investire in nuove tecnologie, aggiornamento ed utilizzo del personale.
Comunque l’evoluzione del trattamento medico consentito dalle moderne tecnologie non si arresta alla sola possibilità di intervenire in maniera sempre meno invasiva ma, grazie all’enorme sviluppo delle tecniche di immagine (Ecografia, TC, RM, PET), si allarga ad un approccio sempre più mirato che negli ultimi tempi, grazie a rivoluzionarie tecnologie, ha consentito di utilizzare l’energia per effettuare l’ablazione di tumori localizzati in regioni un tempo ritenute inaccessibili.
E’ in questo senso ad esempio emblematica la tecnologia cosiddetta HIFU (High Intensity Focused Ultrasound) che, mediante l’utilizzo di ultrasuoni altamente focalizzati, consente di intervenire senza alcun trauma esterno per il paziente.
Ovviamente l’esplosione di tecnologie e conoscenze non basta di per sé ad offrire il miglior trattamento o meglio il miglior percorso diagnostico terapeutico al paziente. Ciò che è più necessario, infatti, è una profonda evoluzione culturale dei professionisti. Essi non devono identificarsi più quali singoli depositari di una conoscenza assoluta e compiuta, ma come protagonisti di una squadra che con un approccio multidisciplinare può offrire al paziente le migliori opportunità di cura e al sistema sanitario nel suo insieme il miglior rapporto di utilizzo delle risorse rispetto alla efficacia delle cure.

In questo scenario di criticità crescenti, legate all’enorme complessità conseguente alle maggiori conoscenze e alle moderne tecnologie, uno dei settori che più si trova ad attraversare una fase di grande difficoltà è rappresentato dalla educazione e formazione pratica dei professionisti sanitari, parasanitari e dei vari tecnici, che nella moderna medicina altamente tecnologica giocano un ruolo sempre più rilevante.
Può essere rischioso, durante la fase formativa di giovani professionisti il fatto di non poter avere la possibilità di incontrare e sperimentare sul campo le nuove soluzioni terapeutiche ed essere partecipi dei moderni percorsi integrati di diagnosi, terapia e follow up dei pazienti affetti da patologie oncologiche, croniche e dell’invecchiamento.
Si assiste infatti molto spesso alla evenienza che giovani professionisti si trovino all’inizio della loro esperienza professionale ad interagire con la realtà clinica della assistenza ai pazienti con un grande bagaglio teorico, ma scarse competenze tecniche e gestionali: si creano così situazioni di profonda frustrazione per il professionista e di rischio per i pazienti.
D’altro canto esistono numerosi colleghi che pur svolgendo correttamente il loro lavoro quotidianamente non hanno accesso a percorsi strutturati di aggiornamento teorico pratico; essi si trovano quindi nella situazione di non poter offrire ai propri pazienti le migliori opportunità diagnostico terapeutiche.
C’è da considerare inoltre che una corretta educazione e training pratico attraverso il miglioramento delle performance dell’insieme medico/team/ospedale ottengono, tramite le corrette indicazioni e l’utilizzo delle tecnologie, anche notevoli risultati in termini di rapporto efficacia-risorse utilizzate, con un risultato utile anche in termini complessivi per il sistema sanitario.
Tutto ciò, se è relativamente facile da valutare criticamente in termini teorici, risulta particolarmente difficile da mettere in pratica nella pratica quotidiana.
Il primo e fondamentale elemento è rappresentato dalla necessità di affrontare tale complessità non più in maniera disorganica, non strutturata, lasciandola alla buona volontà del singolo.
Ancorché animato dalle migliori intenzioni egli poco potrà apportare “al sistema” in cui si trova a lavorare, se non supportato da tutti i componenti del suo team e nell’insieme dalla
sua struttura sanitaria.
Fortunatamente, se è vero che ci si trova di fronte a nuove sfide, esistono allo stesso tempo nuove opportunità nel campo dell’insegnamento, che si sono venute a creare nel corso degli anni con la messa a punto di nuovi modelli formativi che utilizzano tecnologie avanzate. Ciò facilita l’apprendimento ed il mantenimento di un buon livello di performance nello svolgimento di procedure mini-invasive, dalle più semplici a quelle più avanzate.
Oggi infatti, in strutture opportunamente disegnate per essere dedicate all’insegnamento pratico delle tecniche mini-invasive ed interventistiche in generale, è possibile offrire ai professionisti della salute nel loro insieme la possibilità di formarsi su modelli inanimati, simulatori virtuali avanzati e, ove necessario, su modelli animali. Ciò è di grande aiuto per imparare l’esecuzione di intere procedure chirurgiche senza esporre i pazienti ad alcun rischio.
Queste strutture consentono di confrontarsi con le best practice, incontrando esperti di fama internazionale e di creare un mix tecnologico e culturale, ove professionisti di diverse discipline possano anche incontrarsi per immaginare e realizzare le nuove tecnologie che porteranno al miglioramento dei trattamenti attuali.

Si tratta quindi di realizzare un centro dedicato all’insegnamento e alla ricerca nelle biotecnologie, con la possibilità di sperimentazione in laboratorio, inserito in un contesto ospedaliero di alto livello professionale che include tutte le specialità mediche e chirurgiche e con alti volumi di pazienti. Si compone così una realtà aperta al confronto con le migliori esperienze internazionali in campo sanitario, che rappresenta una risorsa unica e di altissimo valore per la formazione teorica e pratica di giovani colleghi e del personale sanitario in generale, il quale ha continuamente ha bisogno di aggiornamento e possibilità di training pratico.
Tutto ciò ha pure lo scopo di consentire anche in Italia quel processo di certificazione e ri-certificazione delle competenze acquisite, che in altri paesi avanzati ha già preso piede e che sta offrendo buone ricadute in termini di sicurezza e qualità della prestazione dei medici coinvolti.
Da tutto quanto detto appare a nostro avviso evidente che, all’interno di qualsiasi percorso di formazione, la risorsa più importante è rappresentata dall’incontro “tutorato” tra il discente, a qualsiasi livello e fase della sua formazione e il paziente, bisognevole di cure.
È evidente che gli ospedali, ove per volumi e complessità delle patologie trattate tutto questo si rende più facilmente possibile, rappresentano luoghi ideali di insegnamento in base a criteri di efficacia e completezza vista la necessità di apprendere la gestione di percorsi multidisciplinari.
Le considerazioni fin qui esposte rappresentano gli elementi critici su cui fondare la nuova visione che dovrà guidare l’educazione dei professionisti della salute nel loro insieme – medici, infermieri, tecnici, ingegneri clinici, fisici sanitari, persone coinvolte nella gestione organizzativa – e che sicuramente richiederà una ridiscussione dei rapporti tra i vari attori dell’attuale scenario formativo italiano (Università – Ospedali di Insegnamento – Centri Biotecnologie – Esperienze territoriali), così come ormai è già avvenuto in altre realtà internazionali.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]